Gentile
Direttore,
Come riportato anche nel bando, che Le allego, il concorso
prevedeva essenzialmente quattro fasi: la prima, quella di preselezione, a
seguire, poi, una prova scritta, una pratica e per ultima una prova orale. Il
concorso aveva l'obiettivo di selezionare 3 infermieri per l’Area Vasta
Pordenonese, che comprende non solo il C.R.O. di Aviano, ma tutta l’ASS 6 Friuli
Occidentale e l’Azienda Ospedaliera Santa Maria degli Angeli di Pordenone.
Inoltre, l'istituzione di questo concorso avrebbe permesso loro di stilare una
graduatoria, come riportato nel bando stesso, da utilizzarsi in caso di carenze
di personale infermieristico; ciò vuol dire che, oltre ai primi tre infermieri
vincitori del concorso, anche un numero imprecisato di altri infermieri sarebbe
stato immediatamente disponibile per supplire alle eventuali carenze di
organico.
I numeri
di questo concorso possono impressionare a prima vista, ma non sono poi così
enormi se rapportati a quelli raggiunti da altri concorsi indetti da altre
aziende italiane.
-
candidati esclusi per vari motivi: 8;
-
candidati ammessi con riserva: 93;
-
candidati ammessi: 1215.
Per poter
essere ammessi al concorso bisognava versare la quota di iscrizione (10.33 €)
attraverso un bollettino intestato al Tesoriere del Centro di Riferimento
Oncologico di Aviano (PN). Che, poi, magari, qualche furbacchione viene a dire
“non li ha avuti il C.R.O. quei soldi”.
Basta fare
due semplici conti per calcolare il totale dei soldi raccolti, che si aggira
attorno ai 13.000 euro, spicciolo più, spicciolo
meno.
Fin qui,
nulla di strano, è un comune concorso per infermieri, anzi, abbastanza scarso
nel numero di partecipanti.
Nel bando
è specificato che:
“in caso di ricevimento di un numero di domande
superiore a 300 si riserva la facoltà di effettuare una preselezione predisposta
direttamente dall’ Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico - Centro
di Riferimento Oncologico di Aviano oppure con l’ausilio/collaborazione di
Aziende o Enti specializzate in selezione/formazione del personale. [...] La
preselezione, che non è prova concorsuale, consisterà nella risoluzione di un
test basato su una serie di domande a risposta multipla sulle materie delle
prove concorsuali e/o su materie di cultura generale. La preselezione potrà
essere effettuata anche con procedura automatizzata che prevede direttamente
l’utilizzo di supporti informatici. Le indicazioni e modalità sullo svolgimento
della prova verranno comunicate ai candidati immediatamente prima della prova
stessa. Saranno ammessi alla prova scritta (prima prova concorsuale) i candidati
che avranno risposto correttamente ad almeno il 70% (settanta%) delle domande
proposte e comunque nel limite dei primi 300 classificati. Saranno altresì
ammessi tutti i candidati aventi il medesimo punteggio del 300
classificato.”
Questo
permette di dare una scrematura iniziale, come è giusto che
sia.
La
preselezione, appunto, è stata fissata per lo scorso 14 ottobre: dei circa 1300
ammessi, si sono presentati in 562, compreso il sottoscritto. Il Palazzetto era
gremito di infermieri provenienti da ogni parte d’Italia, giacché oggi come
oggi, il lavoro si fatica a trovare, quindi si è costretti a cercare fortuna
anche lontano da casa.
La prova
di preselezione era composta in totale da 70 quesiti a risposta
multipla.
Necessario, al fine di essere ammessi alla fase successiva, era
l'ottenimento del 70% di risposte esatte, quindi 49 risposte corrette, massimo
21 errori.
E qui la
cosa si fa interessante.
Le ho
allegato la prova preselettiva, ho deciso di tenerla sebbene gli addetti alla
sorveglianza alla fine passassero a ritirarle. Perché ritirarle poi, dico io?
Darebbe modo agli infermieri di avere delle domande da cercarsi poi a casa, no?
E si sa che queste cose poi rimangono fissate nella memoria, come il bambino che
tocca il ferro da stiro una volta e poi non ci riprova
più.
Di quei 70 quesiti, non dico
molti, ma svariati erano simpatici, ma quantomeno assurdi, che poco o nulla
avevano a che fare con la professione infermieristica vera e propria. Quindi mi
sono detto “cavolo, non ti sei preparato abbastanza”, ma, poi, guardandomi
attorno mi sono accorto di quante facce interdette ci
fossero.
Non ho
problemi a dire che ho tenuto il testo della prova, avevo l’enorme curiosità di
andare a cercare le risposte e, soprattutto, di individuare gli ambiti da cui
erano state tratte alcune domande; non solo, ma anche perché mi sono sentito
preso in giro e, in generale, la vicenda mi ha parecchio
disgustato.
Mi chiedo:
chi ha creato questa preselezione? Ma soprattutto, dove sta la clinica? Perché
qui è stato tralasciato completamente il vero lavoro infermieristico, quello
fatto di ragionamento logico e clinico, dell’osservazione del paziente, del
con-tatto col paziente. Niente di tutto ciò.
L’esito di
questa preselezione, miracolosamente, ha già dato i tre infermieri vincitori del
concorso.
Clamoroso,
perché potrebbe essere l’esempio di un’ottimizzazione delle risorse come mai si
era visto in Italia. Si abbattono i costi per sostenere altre tre prove e si
finisce tutto in un solo giorno.
Ma che
strano. Che gli altri 559 infermieri siano tutti degli incompetenti? Neolaureati
freschi freschi e professionisti da parecchio tempo, tutti
ignoranti?
Oppure,
ipoteticamente, i corsi universitari sono degli specchietti per le allodole con
il solo scopo di lucrare per poi non preparare le persone al mondo del
lavoro?
Dopo
questa storia, uno delle domande se le pone, anzi, se le deve porre per
forza.
Certo,
quei tre, fortunati e/o intelligenti loro, legalmente sono gli unici tre che
hanno superato il 70%, ma ad un infermiere interessano per esempio le regole di
casualità di David Marx o l’<<accountability>>?? Certo che
no.
Io, in
tutta sincerità, le ho lette la prima volta in vita mia proprio quel
giorno.
In tre
anni di corso infermieristico ci insegnano le diagnosi infermieristiche come il
Padre Nostro, ci insegnano a riconoscere i segni e i sintomi sul paziente, a
fare prevenzione, perché E’ il vero senso dell’essere infermiere, e poi
si arriva ad una preselezione e non c’è nulla di tutto
ciò?
A questo
punto mi chiedo anche: che infermieri vogliono? Quelli che sanno la legislatura
a memoria? Quelli che sanno destreggiarsi anche tra le competenze mediche? Si
sta forse cercando di far rientrare nelle competenze infermieristiche anche
qualcosina di medico, per permettere a qualcuno di condividere la colpa in caso
di errore?
Come disse
un personaggio famoso della politica italiana: “A pensare male si fa peccato, ma
molto spesso ci si azzecca”.
E stia pur
certo, Direttore, che di quei 562, molti staranno pensando che in fondo può
essersi trattato di una farsa, no? Pensare, non è ancora
reato.
Possono
pensare che, visto come si stanno mettendo le cose in questo paese, la falsa
democrazia possa intaccare come un tumore qualsiasi strato della
società?
Che la
politica sia scesa in campo in ambito sanitario oppure che la sanità abbia fato
la stessa cosa in politica?
Ripeto,
pensare, non è ancora reato.
Ci vuole
coraggio a far spostare le persone dalle città più svariate di Italia, far
pagare un treno o un aereo, far pagare un pernottamento, per poi sbattere loro
in faccia un esame di quel tipo e rispedirle indietro. Magari, persone con
famiglia e con un solo stipendio.
Ci vuole
proprio un bel coraggio.
Anche a me
piace girovagare e leggere un po’ le opinioni delle persone, e, tra le cose
peggiori che ho letto, c’è stato un certo personaggio che accusava una
categoria, quella infermieristica, di non essere composta da gente laureata, che
questo è il risultato di certe pseudo facoltà create apposta per coprire alcuni
lavori che altrimenti nessuno voleva fare. Di ossigeno non ce n’è più poi così
tanto, se poi lo si spreca per dire certe cose...
Questa è
la considerazione della “classe” infermieristica? Un ruolo sottopagato e
sottostimato, rispetto a quanto succede, invece, in altri Paesi Europei e non
solo.
Ma
soprattutto, vale davvero la pena essere infermieri in Italia? E questa è una
domanda che mi sto ponendo da un bel po’ di tempo.
So che il
NURSIND si è già mosso a tal proposito, e, quindi avremo delle novità, ma quello
che davvero più mi dispiace è il poco interesse mediatico che ha suscitato la
vicenda, in una regione e in un paese, dove c'è carenza di organico
infermieristico la quale si ripercuote, inevitabilmente, sui pazienti, sui
nostri genitori, sui nostri nonni, fratelli e figli.
E cosa
dire di quegli infermieri che, pur di non causare disagio all’azienda e agli
utenti, sono disponibili a fare doppi turni, a coprire malattie, maternità di
colleghi, e quant’altro?
Ah già,
dimenticavo, qui in Italia scarseggiano gli infermieri, ma possiamo permetterci
stipendi da manager a primari pregiati e creare voragini nei bilanci di taluni
ospedali.
Qui in
Italia, la gente guadagna sempre meno, e sempre meno guadagnerà, per ingrassare
i soliti noti.
Vorrei che
per una volta non si venisse in televisione a sbandierare solo gli accadimenti
positivi, quanto è stato fatto di buono, eccetera eccetera, perché, questo,
ricollegandomi a prima, è il metodo tipicamente politico per evidenziare i
successi, o presunti tali, e nascondere i
fallimenti.
Il C.R.O.,
lo dice il nome stesso, è un riferimento. Si dimostri tale, non solo a livello
oncologico, ma anche a livello etico e morale.
Tanti
saluti a Lei e alla redazione.
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