giovedì 27 novembre 2014

L'uomo realizzato

L'uomo realizzato ha 48 anni e vive in una casa a due piani, con il piano terra rialzato di cinquanta centimetri dal suolo.
La sua abitazione non ha recinzioni, perché il suo paese è tutto sommato sicuro. Ci si potrebbe sbilanciare, dicendo che è il più sicuro del mondo.
Certo, a volte qualche negro muore senza apparente motivo.
Certo, in diversi casi è successo che qualcuno finisse sulla sedia elettrica. Con l'apparente motivazione della sua colpevolezza.
Ma è anche per questo che il suo paese è sicuramente sicuro. In mezzo a tante mele marce eliminate, qualche mela sana finisce col perire.
Qualche decina o centinaia.
E poi i negri e gli svitati, arrostiti o avvelenati dalla giustizia, non sono uomini realizzati, ma sono quelli che il sistema cerca sempre di nascondere, e se possibile, segretamente eliminare.
L'uomo realizzato cura il proprio giardino, e se non lo fa lui, lo delega a qualche altro uomo, quasi certamente uno che sta cercando goffamente di realizzarsi, meglio se di un ceppo genetico inferiore al suo. L'erba non dev'essere mai e poi mai più lunga di 5 centimetri, altrimenti lo schema di successo implode e con esso tutto l'universo finora conosciuto.
L'uomo realizzato ha un pennone piantato nel suo bel giardino, su cui sventola fiera la bandiera del proprio paese, che regala democrazia a tutti i morti di fame del mondo, salva paesi disintegrati dalle guerre, con il consenso altrui pone basi militari per difendere i paesi meno potenti, e democraticamente esporta modelli economici di successo, che rendono tutti indipendenti e felici.
L'uomo realizzato, un tempo, ha avuto dei genitori: suo padre è morto in combattimento, è morto per difendere il proprio paese in una guerra giusta, a quasi quattordicimila chilometri da casa. Ebbene sì, era necessario difendere la patria anche laggiù. Ora i suoi resti giacciono in un cimitero a pochi chilometri da dove abita, ma lui ci va raramente, perché non ha tempo.
Sua madre invece risiede in una struttura, l'uomo realizzato ha deciso di sistemarla lì perché non aveva tempo e spazio per prendersene cura a casa propria. L'ultima volta che è stato a trovarla, il presidente in carica era quello travolto dallo scandalo del sesso nelle stanze del potere, eccetera eccetera. L'uomo realizzato tiene sempre a precisare che non aveva comunque votato per lui. In quell'occasione, la madre non si ricordava più nemmeno chi fosse, così lui ha deciso di non andarci più.
L'uomo realizzato possiede un cane; se lo tiene fuori casa, lo lega ad un albero, perché come già detto egli ha anche realizzato che un cane senza recinto, scappa. Se lo tiene in casa, è falsamente felice quando questo gli inzacchera tutto con le zampe sporche, e lo guarda con un sorrisetto che sta a significare “Furbacchione, anche tu hai realizzato il tuo progetto, ma non farlo più”. E questo si ripete ogni santo giorno.
Possiede anche una moglie, ma la possiede quando vuole lui, e quando i ritmi della sua vita gli danno due o tre minuti per sfogare i suoi intinti primordiali. A volte basta molto meno, perché l'uomo realizzato non può fermarsi su queste piccolezze, ma deve continuare a produrre per il proprio paese.
L'uomo realizzato si sente più sicuro se la moglie non è realizzata; in questo modo, l'unico sostentamento proviene solo e solamente da lui, e questo lo rende potente, lo mette un gradino più in alto rispetto alla moglie e ai figli.
Ed ecco allora che la realizzazione passa anche dal possesso.
I figli; l'uomo realizzato ne fa uno, o al massimo due, giusto per dare un briciolo di soddisfazione a quello straccio di moglie che si ritrova, e farla sentire completa. Appena compiuti due anni, ordina alla donna di spiegare alla prole come la loro nazione sia riuscita ad essere così importante e potente, e questa istruzione proseguirà poi con la scuola ed il college, lungo una stessa linea, affinché anch'essi divengano cittadini modello e realizzati, laboriose colonne della nazione.
Il possesso rende molto più realizzato l'uomo. Egli possiede un'infinità di oggetti, in primis la moglie, ma anche i figli, il cane, la casa, il giardino, la libertà, la sicurezza, una pistola, e infine ma non ultima, l'auto.
L'uomo realizzato possiede un'auto quasi del tutto simile ad altri uomini realizzati, possibilmente lunga sei metri e che percorre sette chilometri con un solo litro. Si riconoscono così, tra di loro, e si ritrovano per discutere di quanto sia perfetto il loro macrosistema, ma quando lo fanno, si guardano bene dallo spargere la voce, perché quello che odiano è che uomini non realizzati al loro livello, riescano ad infiltrarsi e a carpire i segreti del loro successo.
L'uomo realizzato ama tutto ciò che è prodotto dal proprio paese, e disprezza il resto; gli elettrodomestici devono essere nazionali, l'automobile pure, il cibo anche, e per finire anche lo sport.
Ogni volta che può si reca allo stadio assieme a migliaia di altri uomini realizzati, o in via di realizzazione, per seguire lo sport, che lo distrae dai ritmi elevati dell'esistenza umana, e dallo stress derivante dall'avere scoperto che nella sua via risiede un uomo che si è realizzato più di lui.
E oltre allo stress, egli inizia a covare del rancore dentro.
L'uomo realizzato legge il giornale ogni mattina prima di andare al lavoro, ma, essendo libero, ha la facoltà di leggerne tre o quattro, in modo da sentire diverse campane. A volte queste sono molto diverse, perché i quotidiani sportivi non parlano di economia. Ecco le uniche grandi differenze.
In ogni caso lui inorridisce quando scopre che in un paese lontano circa diecimila chilometri, lo sport nazionale è diverso da quello amato da lui e da tutta la nazione, e anche in questo caso inizia a covare rancore dentro.
Il rancore diventa odio quando scopre che il suo paese, sì, gode di rispetto in un certo emisfero, ma risulta piuttosto antipatico nell'altro.
Com'è possibile?
Secondo lui il governo dovrebbe prendere provvedimenti, è impensabile che sussista questa disparità di trattamento, ed essendo lui nato e cresciuto con dei ferrei ideali di giustizia, eguaglianza e libertà, è convinto che la propria nazione dovrebbe sentirsi libera di perseguire giustamente un obiettivo, ovvero quello di farsi amare, in egual misura e sfruttando qualsiasi mezzo, da ogni altro paese e da ogni altro abitante del pianeta. E queste nazioni vengono etichettate dall'uomo come ostili, e inserite in una sua lista immaginaria in attesa di essere convertite e/o punite.
L'uomo realizzato frequenta la chiesa, non è importante quale, perché nel suo paese tutte le religioni sono uguali. Tranne quelle ostili, ovviamente, e sembra che aumentino di giorno in giorno. Il perché egli frequenti la chiesa non lo sa, probabilmente è qualcosa che gli hanno trasmesso da piccolo, forse addirittura con il latte materno, o con qualche vaccino. Ci va solo di domenica però, mentre il resto della settimana non da importanza alla religione, se non quando essa diventa pretesto per esportare la guerra presso altri popoli. Sorridendo, l'uomo realizzato dice: “Dio riceve soltanto la domenica”.
L'uomo realizzato è anche fedele alla scienza. A chi gli chiede come mai vada in chiesa, e al tempo stesso sia così legato alla sua teorica nemesi, egli risponde che entrambe possono contribuire ad un benessere superiore.
Crede fermamente nella medicina, nei ricercatori, ma anche nell'ingegneria genetica, e in come questa venga applicata nell'ambito agro alimentare. E' convinto che tra non molto, il suo paese potrà diventare esportatore di un nuovo tipo di cibo, e imporrà i propri prezzi a tutti i paesi del mondo, in particolar modo laddove esso risulta antipatico.
L'uomo realizzato è un cittadino modello, rispetta la legge, e nel nome di essa si reca a votare, così come tutti gli altri cittadini; lui sa che è un suo dovere, e sa sempre per chi votare, perché l'uomo da lui scelto è quello più adatto a guidare il paese, economicamente e socio-politicamente. Sa anche che l'avversario del suo prediletto è un sodomita, probabilmente omosessuale, e forse forse nutre qualche interesse verso i bambini. Non può essere lui al timone di una nazione talmente equa e splendente.
Subito dopo aver votato, l'uomo realizzato riprende la propria esistenza, ma poco dopo scopre che le elezioni sono state vinte dal lurido sodomita pedofilo.
E ciò gli fa covare rancore.
Nonostante tutto, l'uomo realizzato ama sempre il proprio paese, e lavora per esso; quindici ore al giorno tutto sommato sono poche, perché ha la possibilità di pranzare in un nazionalissimo fast food, e ci mette solo tre minuti e ventotto secondi, ma sta già pensando ad un metodo per impiegarne di meno, così da poter tornare in fretta a produrre ricchezza.
Al fast food c'è sempre un gran viavai di gente, gente onesta e instancabile che produce tanto come lui; per loro l'uomo realizzato non prova rancore, ma li considera come dei compagni di remata, uniti per tornare a trainare l'economia mondiale.
L'uomo realizzato lavora così indefessamente anche perché si è reso conto con il passare del tempo, che il sodomita, in fondo, è una brava persona, e stranamente sta assolvendo parte degli oneri che si era preso il suo avversario di campagna elettorale. Sarà un caso, ma anch'egli è un po' infastidito dai paesi che non amano la sua nazione.
L'ennesima coincidenza viene dal colpo di stato, avvenuto in uno staterello apparentemente inutile ma, dicono gli amici dell'uomo realizzato, con una grande quantità di ricchezze nel sottosuolo; lì ha governato un generale che, dicono sempre gli stessi, è stato sempre molto amico della loro nazione, ma ora sembra aver perso la testa e pare non essere più intenzionato a trattare.
Ed è così che il sodomita pedofilo compie una mossa che nessuno si sarebbe aspettato al momento delle elezioni; la confederazione democratica dichiara guerra allo staterello.
Ed è qualcosa di sacrosanto, pensano tutti gli uomini realizzati, perché è meglio prevenire che curare. Giusto. Ma se è ormai tardi, è meglio curare piuttosto che dover rimpiangere quel momento, quando lo staterello diventerà potente e avrà la forza per soggiogare il mondo. Ed è ciò che dicono incessantemente i mass media, e per questo è sicuramente fedele alla realtà.
Mai è accaduto nella storia del paese, che l'informazione abbia mentito ai cittadini.
L'uomo realizzato trova finalmente una valvola di sfogo a tutto quel rancore, e inizia a lavorare di più, perché in tempo di guerra il paese deve produrre armi, munizioni e tutto quanto necessario per riportare l'ordine nell'universo.
E questo produrre incessante va avanti per anni, perché il nemico è potente, la guerra richiede tempo, e anche quando sembra essere ad una svolta, accade sempre qualcosa che ne ritarda la fine. Oltre a ciò, nuove minacce si affacciano sulla nazione; religioni diverse, popoli diversi sembrano doversi abbattere su un paese tanto amato e tanto famoso per aver esportato positività e ricchezza.
Parallelamente a questo, l'uomo realizzato inizia ad interessarsi alle vicende di altri paesi, perché i figli ormai sono adulti e lui non li possiede più. Si sono diplomati e sono andati a vivere con le loro mogli, diventando a loro volta uomini realizzati; questo da un lato rende orgoglioso il padre, ma dall'altro, la cessazione del possesso su di loro, gli fa covare molto rancore dentro.
Non avendo più a chi badare, la moglie si è trovata un impiego part time, con cui riesce a contribuire alle spese; per la prima volta sente di poter realizzarsi, anche se in maniera minima, e questo non fa piacere all'uomo realizzato, che in poco tempo sente di poter perdere il controllo e il possesso di tutta la sua cornice di successo e di apparenze. E il suo rancore cresce e cresce, alimentato anche dal fatto che la moglie sembra non arrendersi più a lui ogni qualvolta lo desideri, ma anzi spesso si rifiuta di essere posseduta come un tempo.
L'uomo realizzato ha perciò più tempo per dedicarsi ad altro e inizia, come detto, ad interessarsi alle vicende di altre nazioni. Scopre con immenso piacere che il prodotto più importante del suo paese, dopo le armi, è esportato con grande successo in tutto il mondo.
Viene a conoscenza anche del fatto che il sistema economico tanto solido è quello prevalente, e lo rende orgoglioso, perché con il suo lavorìo ininterrotto ha contribuito in prima persona a ciò. O almeno è quello che i mass media dicono ai lavoratori.
Scopre che catene di fast food, ipermercati enormi, fabbriche di elettronica, di cosmesi, di farmaci, si stanno espandendo a macchia d'olio, e prova felicità per questo.
Non è nemmeno preoccupato dall'inquinamento che tutto questo lavorìo mondiale è riuscito a produrre, perché sa che la scienza metterà una pezza anche a ciò.
La medicina arriverà laddove la scarsa o pessima qualità del cibo, i gas di scarico, i metalli pesanti, avranno avvelenato le persone; sempre che queste persone siano amichevoli nei confronti del suo paese. In caso contrario la medicina non potrà giungere fino a loro.
Durante il suo percorso di informazione, nota anche che molti stati, che prima vivevano essenzialmente di agricoltura, ora sono letteralmente in ginocchio, oppure completamente falliti, e si chiede se sia colpa del modello economico del proprio paese. Alcune volte il dubbio si insinua nella sua mente, ma subito lo scaccia via, pensando tra sé e sé che essi erano naturalmente destinati a implodere.
Un'altra riflessione che egli è costretto a fare, è che diversi stati, un tempo ricchi, ora sono letteralmente svuotati di ogni cosa, e sono sull'orlo della distruzione; gli sembra strano che durante questo processo, il suo paese sia sempre stato chiamato in causa, per un motivo o per un altro, e alcune volte ne sia uscito addirittura arricchito e più forte.
Perfino il suo pensiero politico si è, nel tempo, modificato; l'uomo realizzato infatti si è accorto che chiunque sieda sullo scranno del potere, ha come scopo principale quello di fare gli interessi di una sola classe sociale e, sebbene lui ne faccia pienamente parte, pensa che non sia del tutto equo.
Ormai alla soglia dei sessant'anni, l'uomo realizzato si è accorto che non riesce più a produrre come un tempo, gli orari estesi non fanno più per lui, e gli sembra quasi di essere un peso per il suo datore di lavoro.
Il giardino non è più curato come un tempo, perché il suo appeal sociale è diminuito, e il giardiniere di un tempo si è realizzato in tutto e per tutto, cosicché ora si trovano praticamente sullo stesso gradino della scala.
La moglie lo ha lasciato, e di lei non ha più avuto notizie.
I figli non lo vanno quasi mai a trovare, perché essendo anch'essi diventati uomini realizzati, non hanno tempo per lui.
Il suo cane è morto.
Improvvisamente si ritrova da solo, e ciò che possiede non lo soddisfa più; la casa, il giardino, la macchina, sono troppo poco per uno che ha sempre dato il centodieci per centro in favore del paese, o almeno è ciò che gli ripetevano sempre.
Come se non bastasse, durante una visita dal suo medico di fiducia, viene scoperta una malattia; una di quelle che la medicina doveva essere in grado di curare, secondo lui. E invece gli viene sentenziata in faccia la condanna a morte in pochi mesi.
L'uomo riflette.
Sarà forse stato il suo stile di vita?
Sarà a causa della sua alimentazione, che includeva cibi di scarsa qualità da almeno trent'anni?
Sarà il fatto che si sia nutrito di veleno, si sia lavato con veleno, abbia respirato veleno, abbia assunto veleno, si sia fatto iniettare veleno?
Tutto ciò lo lascia interdetto. La medicina non gli da speranza, non ha più una moglie, e i figli, pur sapendo della malattia, continuano a interessarsi poco a lui.
E, tutto ad un tratto, si sente quasi come se il sistema, che lui stesso aveva, nel suo piccolo, sorretto, lo stesse rigurgitando come un rifiuto, come qualcosa di non più produttivo; perfino gli altri uomini realizzati, quelli con cui un tempo si riuniva per immaginare le pedine mosse sulla scacchiera geopolitica ed economica, non lo degnano più nemmeno di uno sguardo.
Prima di morire, giunge alla conclusione che non si è affatto realizzato, che va all'altro mondo da fallito, che nessuno si ricorderà di lui e probabilmente nessuno andrà al suo funerale o a portare dei fiori sulla sua tomba.
Ma nel suo universale fallimento, ha invece realizzato pienamente il progetto di colui che stazionava sul gradino al di sopra del suo.
Se avesse avuto ancora tempo, avrebbe continuato a covare del rancore dentro.

venerdì 21 novembre 2014

Non ricordare di non ricordare.

Oggi vorrei abbracciare forte i miei genitori, come se non dovessi più vederli.
Da quasi 27 anni vivo con loro, e da almeno un quarto di essi ho smesso di prodigarmi in simili gesti.
Sono passati quasi 3 anni da quando, durante i miei tirocini, ci siamo recati presso una famiglia.
Una bella casa, come quelle di una volta, con il piano terra rialzato e ancorato al suolo da una scala di pietra e da quelle cantine dove i nonni mettevano a stagionare il vino e i salumi.
In questa casa viveva una coppia di coniugi anziani: la signora potrei descriverla come minuta, dai capelli grigi fino alle spalle, ma con uno spirito forte. 
La prima cosa che mi colpì del marito non furono né i suoi candidi capelli, né che fosse un uomo alto e piantato, ma il fatto che non riuscisse a legarsi la cintura e, per quanto si sforzasse, non ne era capace; continuava a tirarsi su i pantaloni, più su dell'ombelico, e attorcigliava la cintura per fissarla.
Non ci considerava minimamente, credo che per lui non esistessimo, eravamo esclusi dal suo mondo.
Non sembrava essere convinto della buona riuscita della sua opera. Alzò gli occhi un istante verso di noi, ed erano degli occhi vuoti, che non esprimevano alcuna emozione, come due sfere anonime; sembrava che ci attraversassero per guardare oltre, verso qualcosa che solo a lui era dato di sapere.
Senza degnarci di ulteriori attenzioni,andò a sedersi sul divano, davanti alla televisione,ma non la accese, e se ne stette lì a fissarla senza mai proferire parola. Pareva che appartenesse ad un'altra dimensione, con la quale non potesse esserci comunicazione. Ho sempre voluto conoscere, sapere; vorrei sapere se è ancora vivo, vorrei sapere cosa c'era nella sua mente quel giorno.
Il nulla?
Il vuoto?
Oppure, al contrario, il caos?
Oppure ancora, qualcosa il cui fluire era così lento, da renderlo persino estraneo a questo mondo?
Quell'uomo in quel momento, mi ricordò mio nonno, non per la sua malattia, né per il suo disagio, ma perché alcuni signori anziani, inevitabilmente, hanno qualcosa che ci ricorda un nonno. Forse i classici capelli bianchi, forse gli occhi azzurri.
Ma quello stesso uomo, più passa il tempo, più sembra prendere le sembianze di mio padre. E' il segno dello scorrere del tempo, è il segno che stiamo invecchiando, e quella subdola impersonalità che rende tutti estranei, perfino la propria moglie, non è più solo una malattia dei vecchi, ma una malattia anche dei genitori, che stanno diventando vecchi.