mercoledì 2 luglio 2014

Le saponette dell'Impero

Fonte: http://www.kelebekler.com
Per gli articoli ripresi da altre fonti, si consultino i rispettivi siti o autori.


Il futuro della Chiesa cattolica sarà deciso da Amway, un sistema multinazionale per vendere saponette e altri prodotti domestici, i cui dirigenti - militanti evangelici strettamente legati alla destra economica, politica e militare degli Stati Uniti - sostengono a volte di parlare direttamente con Dio?
Detto così fa sorridere, ma il tentativo almeno di influire pesantemente c'è; e non mancano certamente i mezzi. Abbiamo parlato più volte dei laboratori del dominio o think tank in cui gruppi di esperti, finanziati dalle multinazionali, orientano politici e imprenditori nella direzione più consona agli interessi dei loro finanziatori. Uno di questi think tank è rivolto specificamente al mondo cattolico: si tratta dell'Acton Institute, di cui parliamo altrove, con trenta dipendenti a tempo pieno, che vanta l'adesione di almeno un cardinale - Avery Dulles - e può contare su fondi illimitati (almeno relativamente ai fondi su cui possono contare i critici). Questo istituto è calato non tanti mesi fa a Roma per preparare la successione a Karol Wojtyla.
L'Acton Institute è impegnato in cause che vanno da una preghiera "al Signore affinché liberi il suo popolo dalla tentazione" di contrastare gli inquinantissimi, costosi e ingombranti SUV (la Exxon ha ricambiato versando - finora - la somma di 110.000 dollari nelle casse dell'Acton) alla difesa su basi bibliche del monopolio della Microsoft.
Come abbiamo potuto vedere nell'articolo sull'Acton Institute sul nostro sito, un'ammiratrice italiana descrive così il progetto dell'istituto:
"trampolino di lancio per la ricomposizione armata (armata nel senso di un'invasione di campo nella politica e nell'ideologia comuni) dell'unità dell'Occidente cristiano, a difesa e puntello della nostra civiltà nel resto del pianeta."
Alla testa del progetto troviamo un prete cattolico, Robert Sirico, membro di uno dei più antichi laboratorio del dominio, laMount Pelerin Society (Il Foglio, 19.11.03) e coautore con Dario Antiseri di alcuni testi anche in italiano. Robert Sirico sostiene che il capitalismo è il più etico di tutti i sistemi, perché lascia libero il capitalista di essere buono, se desidera di esserlo, senza alcun'altra costrizione.
Robert Sirico, come Richard John Neuhaus di cui parliamo altrove, non è sempre stato cattolico, visto che in gioventù faceva il vivace predicatore pentecostale, per dedicarsi poi a una missione evangelica molto progressista fra gli omosessuali.
Indagando un po' più a fondo, si scopre che l'Acton Institute è stato creato da un'altra organizzazione, l'Atlas Economic Research Foundation.
L'Atlas è una vera e propria catena di montaggio per think tank liberiste. Finora ne ha assemblate non meno di settanta.
Leonard Liggio e Alex Chafuen, due direttori dell'Atlas, sono anche direttori dell'Acton, oltre a essere coinvolti in decine di altre organizzazioni. Tanto per darvi un'idea dell'incestuoso mondo dei dominanti, Leonard Liggio è anche cavaliere di Maltae membro del think tank italiano, Società Libera, dove troviamo una folta schiera di personaggi interessanti. Ne forniamo l'elenco in fondo a questa pagina, semplicemente per darvi un'idea dell'incessante giro di favori politici, economici e mediatici, un giro che abbiamo già visto parlando della Fondazione Res Publica, dei Circoli di Marcello Dell'Utri, la Fondazione Liberal o dell'Aspen Institute.
Ma chiudiamo la parentesi italiana e torniamo all'Acton Institute. Cosa c'entrano le saponette?
Nella posizione chiave di tesoriere dell'Acton Institute - cioè della persona che controlla le finanze di questi accesi promotori del capitalismo - troviamo la signora Betsy DeVos, che non è cattolica ma evangelica.
Ma non è un'evangelica qualunque: Betsy DeVos è la moglie di Richard DeVos Jr. E Richard DeVos Jr è il presidente di Amway. Un'azienda che ha sede nel Michigan, nello stato cioè in cui il presidente del Partito Repubblicano è… Betsy DeVos. 
prodotti amway
Un campionario di prodotti Amway


Aggiungiamo che Grand Rapids, nel Michigan, sta ad Amway un po' come Torino sta alla FIAT. Ed è proprio a Grand Rapids che ha la sua sede mondiale l'Acton Institute. Ed è stato all'Amway Grand Plaza, il gigantesco albergo di Amway a Grand Rapids, che padre Robert Sirico ha voluto celebrare il decimo anniversario dell'Acton.
Come vedremo, non si tratta degli unici legami tra l'Acton Institute e Amway; cioè tra quello che appare come un centro studi cattolico da una parte, e una multinazionale gestita da militanti evangelici dall'altra.


NOTA SU "SOCIETÀ LIBERA"

Il think tank Società Libera unisce trasversalmente ulivisti e polisti; e molti suoi membri sono anche impegnati in altri think tank liberisti.
Dal loro sito, ricaviamo questo autoritratto:
Società Libera si propone lo studio e la promozione del liberalismo, inteso come teoria morale della libertà e della responsabilità della persona, e come teoria politica delle istituzioni che stanno alla base della vita civile ed economica, nella convinzione che è soltanto da regole morali e da istituzioni salde che può derivare la condivisione degli ideali liberali....
Sempre sul sito di Società Libera, troviamo i seguenti nominativi. I link indicano altri riferimenti sul nostro sito. A questi nomi vanno aggiunti quelli di Carlo ScognamiglioLetizia MorattiEnnio Presutti e Francesco Caltagirone, che troviamo citati in unvecchio articolo (favorevole e quindi non sospetto) apparso su La Padania.
CONSIGLIO DIRETTIVO
Aldo Brachetti Peretti
Ralf Dahrendorf
Andrea Marcucci - Presidente
Vincenzo Olita - Direttore
Nicola Piepoli
Gianfelice Rocca
Fabio Roversi Monaco
Giovanni Sartori - Vice Presidente
Franco Tatò
COMITATO SCIENTIFICO
Nicola Matteucci - Presidente
Augusto Barbera
Marco Bassani
Giuseppe Bedeschi
Giovanni Bognetti
Franco Cangini
Agostino Carrino, università di Napoli
Salvatore Carrubba - Vice Presidente
Giuliano Cazzola
Cosimo Ceccuti
Luigi Compagna
Raimondo Cubeddu
Tullio D'Aponte
Giuseppe De Vergottini
Sergio Fois
Stefano Folli
Stefania Fuscagni
Giulio Giorello
Carlo Guarnieri
Alberto Martinelli
Vittorio Mathieu
Sergio Mattia
Carlo Monaco
Piergiuseppe Monateri
Piero Ostellino
Antonio Panaino, direttore di Hiram, rivista ufficiale del Grande Oriente d'Italia
Angelo Panebianco
Giuseppe Pennisi
Angelo Maria Petroni
Sergio Romano
Claudio Rossano
Michele Salvati
Ernesto Savona - ordinario di criminologia all’Università di Trento e direttore di "Transcrime", gruppo di ricerca sulla criminalità transnazionale
Cesare Stevan
Orietta Zanato Orlandini
Salvatore Zecchini
CIRCOLI SOCIETÀ LIBERA
Fabiola Finoia - responsabile
CIVITAVECCHIA - Alessandro Battaglini
FIRENZE - Carlo Iannattone
FOGGIA - Piergiorgio Manzo
LUCCA - Massimo Marsili
MESSINA - Filippo Cangemi
MILANO - Massimo Olivotti
MOLISE - Anna Ferrara
NAPOLI - Felice Marinelli
PARMA - Riccardo Lodi
PAVIA - Gianfranco Brusa
ROMA - Luca Ostellino
TORINO - Franco Forlin 

Il più grande sistema piramidale del mondo
Amway è il più grande sistema piramidale del mondo, e vanta tre milioni di venditori sparsi per il mondo, nonché un'intera isola privata nei Caraibi, la Peter Island.
amway peter island

Peter Island, l'isola di Amway
Su cosa siano i sistemi di vendita multivel e/o piramidale, rimando all'apposito paragrafo nella pagina dei link di questo sito.
Aggiungo che, nell'era dell'eufemismo, è considerato politically correct parlare di "vendita diretta al consumatore" più che di "vendita piramidale": appartiene infatti ad Amway Monica Miloni, la vicepresidente dell'AVEDISCO, Associazione Vendite Dirette Servizio Consumatori, Questa definizione omette però l'elemento decisivo: le provvigioni date a chi sta a monte, e che fanno stare in piedi tutta la piramide.
Ecco una breve descrizione, tratta dal libro di Roberto Giovannini e Davide Orecchio, La Piramide d'oro, Realtà e miti del multilevel marketing, edizioni Avverbi:
Amway afferma di aver fatturato nel 1999 circa 5 miliardi di dollari e distribuisce più di 450 prodotti con il proprio marchio. All'inizio della sua attività vendeva solo un detergente multiuso per la casa, l'ormai mitico "l.o.c.". Oggi confeziona e commercializza, mediante vendita diretta multilivello, numerosi prodotti di largo consumo. Oltre ai detergenti tratta anche cosmetici, casalinghi e integratori alimentari, oltre a distribuire prodotti di altre marche (orologi, elettrodomestici, gioielli, e così via).La vendita dei prodotti Amway non appare, secondo molte analisi, un grandissimo affare per chi vi s'impegna. Intanto, c'è un vero e proprio abisso nei guadagni tra la base e il vertice dell'organizzazione. Per un ristretto numero di "re dei venditori", che arrivano a guadagnare miliardi al top della struttura, ci sono migliaia e migliaia di incaricati che neanche coprono le spese. Secondo dati del 1996, in media i distributori Amway guadagnavano 88 dollari al mese, non considerando le spese per acquisti dei prodotti. Per i distributori americani di maggiore successo, la vera fonte di profitto non è tanto la vendita dei prodotti, quanto la formazione, intesa come motivazione dei venditori, come costruzione di una vera e propria fede nell'azienda e in se stessi, nella propria capacità di vendere. Tra riunioni formative, meeting e assemblee, acquisto di materiali (manuali, videocassette e così via), se ne vanno non pochi soldi.
Nella migliore delle ipotesi, il circuito di Amway non è più interessante di quello della Coop o della Standa. Infatti, la home page dell'organizzazione non ci presenta nemmeno un catalogo dei suoi prodotti.
Eppure Amway è riuscita a diventare una potenza mondiale. Infatti, alla mancanza di particolari attrattive concrete, Amway supplisce con l'ideologia del sogno. Un'ideologia che è implicita nel nome stesso, Amway, la "via americana" - nelle riunioni di Amway negli Stati Uniti è normale giurare fedeltà alla bandiera.
Come hanno proclamato due dei massimi venditori/dirigenti di Amway, Bill e Peggy Bright, durante i festeggiamenti della Giornata della libera impresa a Boulder nel Colorado, nel 1990:
"...Per puro caso, siamo nati nel solo paese sulla faccia della terra a essere diventata una nazione unica, tra tutte le nazioni del mondo, perché siamo stata l'unica nazione ad affermare di essere una nazione sotto Dio, punto e basta. Questa è la cosa più unica che sia successo all'America."
Bill e Peggy Britt, "ambasciatori della Corona" di Amway, si sono vantati più volte che i divorzi in Amway semplicemente non esistevano: un ingrediente fondamentale dell'impossibile utopia americana della famiglia felice, eternamente giovane e soprattutto senza debiti. Così la foto dei prosperi coniugi diventa di per sé una pubblicità:
Come diventa pubblicità la foto di Peggy (si fa chiamare ovviamente per nome, anzi per nomignolo familiare) che si dedica al giardinaggio: sogno ecologico in un continente devastato, simbolo di uguaglianza tra piccoli borghesi in un mondo in cui milioni di persone hanno una casetta di legno con un giardino, oppure semplicemente la prova che chi si dedica totalmente al Sistema riesce alla fine a campare sulle spalle degli altri e a dedicarsi appunto al giardinaggio. Un piccolo particolare svela l'inganno: chi lavorerebbe in mezzo al fango con gli immacolati pantaloni bianchi e il bel maglione che porta Peggy?
Ma proprio i coniugi Britt sono stati i protagonisti di un clamoroso caso di divorzio nel novembre 2003, in seguito all'incontro tra Bill e una venditrice di proprietà immobiliari di nome Phyllis Frankel - un fotografo ha immortalato un'uscita della coppia clandestina:
Forse l'episodio può aiutare qualche lettore italiano a capire meglio il motivo per cui un presidente degli Stati Uniti, come Bill Clinton (anche qui il nomignolo), viene osannato quando distrugge una fabbrica di farmaci e viene condannato quando si scopre che ha una storia con una stagista.
La via americana, the American Way, si può riassumere in un unico concetto: ogni uomo può realizzare il proprio sogno e se fallisce è solo colpa sua. Per riuscire a essere un individuo libero, cioè economicamente ricco, devi condividere totalmente l'etica del sistema e obbedire sempre a chi è più ricco di te. Spiega l'altro famoso venditore/ideologo di Amway, Dexter Yager, miliardario ex-camionista, "il sistema ha fatto di me ciò che sono oggi".
Come diceva Orwell, schiavitù uguale libertà. L'ex-venditore di Amway, Eric Scheibeler, ha scritto un importante libro,Merchants of Deceptionche potete leggere in formato pdf su Internet, ovviamente in inglese. L'autore vive sotto continua minaccia da parte dei ben pagati avvocati di Amway, e quindi consiglio di scaricare il libro prima che riescano a chiudere il sito.
Scheibeler spiega il sillogismo che intrappola gli adepti, giuridicamente tutti proprietari di una franchising indipendente: l'impresa è tua, e quindi non c'è nessuno contro cui ribellarti. Curiosamente si tratta della stessa logica con cui l'Unione Sovietica vietava gli scioperi contro la presunta proprietà operaia delle fabbriche. Solo che nel caso americano, non è un sistema esterno a imporre la sudditanza, ma lo stesso entusiasmo del partecipante.

Il successo come merce assoluta
Entrando come venditore in Amway, ci si convince che vendendo - o facendo vendere - molti prodotti, si diventerà liberi, realizzando così il proprio sogno: non a caso, uno dei molti nomi di Amway è anche il World Wide DreamBuilders system, il "sistema mondiale di costruttori di sogni".
Accanto alla vera e propria catena piramidale di venditori, Amway adopera le AMO, le "Amway Motivational Organizations", che devono mantenere i venditori in un perenne stato di esaltazione, attraverso incontri incessanti, con danze, premiazioni, musiche e grida di slogan.
A questo si affianca la vendita di materiale ideologico - libri, cassette e così via - in cui si cerca di rafforzare la fede dei venditori, anche con mirabolanti promesse e con attività come la Giornata della libera impresa, in cui gli oratori insegnano, con la martellante semplicità delle sette, due cose: quanto successo hanno avuto, e come abbiano ottenuto quel successo obbedendo ai propri superiori, in una catena gerarchica-morale che permette di salire fino a diventare "diamanti". Ogni livello è infatti indicato con il nome di una pietra preziosa, con un meccanismo infantilizzante che caratterizza tutto il sistema Amway (per non parlare di ogni sistema di Giovani Marmotte).
Si tratta di un sistema che si è diffuso anche al di fuori di Amway. Sia chiaro, Amway è un sistema perfettamente legale, che vende comunque un prodotto concreto; ma ci sono molte organizzazioni italiane, come l'Alphaclub, che ne hanno mutuato le tecniche psicologiche, come ci racconta un articolo di Mauro Numa (La Stampa, 22 giugno 2000):
"Caso Alphaclub, la confessione di un truffato: "Sono andato con mia moglie. La giornata era scandita da due coffee break e da un catering, pagato da noi, lire 50mila a testa. Eravamo accolti alla porta dai manager e dirigenti. Gente elegante, volti sorridenti, belle donne in tailleur con il bottone della camicetta a un filo da décolleté generosi. Fuori, una fila di Mercedes, Porsche, auto di lusso. Dicevano: "Io faccio il portantino in ospedale, poi ho avuto questa idea e ora sono senior director...". Il direttore del marketing era un ex barista, mio amico. Ci abbagliavano con applausi a scena aperta, quando sul video comparivano i diagrammi di strabilianti successi economici, musica a tutto volume, le luci ti stordivano. Si poteva essere soci Silver o Gold. Dopo averci chiesto di pagare 7 milioni e 200 mila lire di iscrizione, ecco l'affare. Ogni volta che portavamo altre persone, ci veniva pagata una quota in contanti di 1 milione e 600 mila. Poi, quando si diventava finalmente un Gold, scattavano i benefit più alti: si arrivava sino a 2 milioni e sei per contratto. Pagavano tutti i mercoledì, in contanti. Così ho coinvolto altri amici, parenti. E ora sono mortificato".
Tra i motivatori di Amway, troviamo in Italia Roberto Re, teorico del Wellness finanziario e autore di Vendere con successo, e il suo HRD Training Group di Milano, che sul suo sito esprime tutta la mentalità di un'azienda che non produce nulla se non entusiasmo e camminate sui carboni ardenti, ma che riesce a spacciarsi a ditte come la Vodafone-Omnitel, l'Assitalia, il Monte dei Paschi di Siena, McDonald's, IBM e ovviamente Amway e Herbalife; ma anche all'Università Cattolica di Milano, al Politecnico di Torino, e persino alla Scuola di Guerra di Civitavecchia e all'Accademia Militare di Modena. Nei suoi spettacoli, Roberto Re si affianca a due colonne portanti dell'immaginario italiano: Clarissa Burt e Don Mazzi. Sono due ruoli prefabbricati, lontanissimi dalle strutture ideologiche americane, ma fondamentali per quelle italiane: la bella nordica che abbaglia il maschio latino (ma abbastanza composta per non spaventare le mogli) e il prete casto e un po' tonto che fa del bene. Infatti, il prete fa il suo mestiere, e proprio questo lascia il maschio latino di fare il proprio: che consiste nel essere furbo, seduttore e - se occorre - fare del male.
Ma l'immagine dell'intero team di Roberto Re, congelato in una risata meravigliosamente artificiale, rende meglio di qualunque discorso la funzione sociale di una simile umanità (Siamo certi che il signor Re apprezzerà il fatto che abbiamo linkato il suo sito e abbiamo diffuso un'immagine che lui stesso ha voluto far navigare nel mare aperto di Internet).

Capitalista per volontà di Dio
Sul sito dell'Acton, troviamo un'interessante intervista a Richard DeVos Sr, il suocero di Betsy e fondatore di Amway, dedicata al suo libro, Capitalism with Compassion.
Spiega De Vos, "essere un capitalista è la realizzazione della volontà di Dio per la mia vita". I programmi di aiuti statali regalano ai poveri i soldi per ubriacarsi, e quindi sono distruttivi. DeVos si vanta di non aver avuto uno sciopero in tutta la storia della fabbrica di Ada, che produce i prodotti di Amway, perché gli stipendi vengono adattati automaticamente alla situazione dell'azienda; ogni dicembre, poi, si svolgono riunioni dedicate a leggere la Bibbia ai 5.000 dipendenti.
amway richard de vos jay vanardel

Richard DeVos (padre) e Jay VanArdel, i fondatori di Amway, in una significativa posa

La filosofia politica di Amway fu spiegata con maggiore chiarezza da Bill Britt, nella Giornata della libera impresa a Portland, nell'Oregon (1990):
"Lo stato dice che vuole aiutare la gente. La aiuta a fallire. Puoi mettere tutti i soldi che vuoi nel programma antidroga. Non li fermerà. Quello che li può fermare è raddrizzare mamma e papà in modo che raddrizzino tutti questi ragazzi. Fateli sognare. Con un sogno, non c'è più posto per tutta quella spazzatura. Tutto cambia con un sogno. Forse dobbiamo diventare quello che dovevamo essere in questo paese, una nazione di sognatori. Forse è quello che dobbiamo essere: non una nazione di gente che vive nel passato o di mediocri nullità".
Amway è uno straordinario simbolo della fusione dei quattro pilastri dell'americanismo: l'azienda totalitaria, lo spettacolo, la religione e il patriottismo imperiale.

Lo spettacolo e il sogno
Le grandi aziende americane spesso hanno come principale prodotto, non i beni reali, ma le fantasie che fanno da aureola ai beni reali.
La Coca Cola è nata come una pseudomedicina, ha campato per anni sul suo contenuto (vero e/o immaginario) di coca, prima di diventare un simbolo pubblicitario di fantasie di leggerezza e americanicità; in particolare, dell'adolescenza infinita, che ammette solo la morte dell'altro, mai quella propria.
Anche il McDonald's, più che carne e pane, è una serie di fantasie che sono il prodotto finale di una gigantesca opera di ingegneria sociale e psicologica, che avrebbe fatto l'invidia di Stalin. È il pupazzo Ronald McDonald, un luogo di allegria per i bambini, e per gli adulti, un sapore dell'infanzia. McDonald's è un sapore preciso e segreto - quanto la formula della Coca Cola - che è stato creato in laboratori chimici degli Stati Uniti e viene introdotto in ogni prodotto per rendere uniforme e intercambiabile il cibo in tutto il pianeta.


Non è diversa Amway. Tutte queste aziende partecipano del concetto fondante di sognothe American dream.
Il mondo reale è fatto di travet stempiati e di casalinghe obese, che sognano però di entrare nel mondo parallelo dell'illusione commerciale: il dream è il valore aggiunto e inafferrabile rappresentato dalla splendida modella che compare nel manifesto pubblicitario accanto a una banale automobile.
La loro obbedienza viene garantita dall'affermazione che qualcuno ce l'ha fatta a entrare nel mondo parallelo: lo stesso Richard DeVos padre, fondatore di Amway, sostiene di essere stato povero, esattamente come ogni predicatore evangelico si vanta di essere stato peccatore, prima di incontrare Gesù.
La certezza che qualcuno ce l'ha fatta implica che anche tu devi farcela; se non ce la fai, è per qualche difetto tuo, o perché non ti sei sforzato abbastanza. E così la rabbia e la ribellione che montano si trasformano in un masochistico disprezzo di sé.
Sapere che qualcuno ce l'ha fatta ha senso solo se si dice che qualcuno che è proprio come me ce l'ha fatta. Questa è la base reale dell'illusione democratica degli Stati Uniti.
"Democrazia" dovrebbe significare, decido anch'io. Invece negli Stati Uniti, significa, la porta è aperta anche per me, perché entri nell'élite; e ovviamente la condizione per entrare nell'élite, è che l'élite resti saldamente al suo posto.
Perché l'illusione regga, occorra il testimonial. Il prototipo del testimonial è il mitico Horatio Alger Jr (1832-1899), un ministro protestante espulso dalla sua chiesa per aver molestato alcuni giovanissimi fedeli, ma che si rifece diventando autore di 118 romanzi, 280 novelle pubblicate sui giornali e oltre 500 racconti brevi, tutti dedicati a esaltare la figura del ragazzo povero che incontra il successo grazie alle proprie capacità, all'adeguamento al sistema e al mecenatismo di un buon capitalista. Non sorprende sapere che Richard DeVos fa parte proprio di un'associazione denominata Horatio Alger Club.




Oltre un secolo fa, la copertina di "Grit" - "grinta" - conteneva già in potenza tutta l'iconografia del successo capitalista


Il più grande testimonial di tutti i tempi però è stato Ronald Reagan, non a caso prestato dallo spettacolo alla politica:
Raccontò Donald Regan, il suo capogabinetto alla Casa Bianca, che al vertice dei G7 a Venezia, quando andò a cercare il suo capo in ritardo per una cena ufficiale nella suite dell'hotel, lo trovò seduto davanti a un televisore che trasmetteva cartoni animati di Bugs Bunny e Tom & Jerry. 'Era l'unica trasmissione che riuscissi a capire in italiano', sorrise timido il presidente.
(Vittorio Zucconi, George. Vita e miracoli di un uomo fortunato, Feltrinelli, 2004, p. 46).
Non si tratta solo del tentativo di un potente di essere "vicino al popolo", alla maniera di Umberto Bossi. Piuttosto, si tratta della dimostrazione che ogni uomo può diventare presidente, purché interiorizzi con tutto se stesso i valori del dominio. Ecco che in Amway assume un'enorme importanza il culto di alcune persone che avrebbero cominciato "come tutti" e che oggi sarebbero miliardarie: è proprio l'ideologia dell'uomo comune che comporta necessariamente l'adorazione di certi "uomini comuni".




L'attore di Hollywood viene trasformato in un democratico contadino

Dio Padre consiglia Amway
Non è un caso che Reagan e DeVos siano entrambi uomini religiosi, nel particolarissimo senso che questo termine ha negli Stati Uniti.
Richard DeVos padre spiega così la generosità con cui finanzia movimenti della destra religiosa:
"La Bibbia parla molto della ricchezza e del duro lavoro. Credo di seguire l'ammonimento di fare come mi è stato chiesto: lavorare sodo, diventare ricco e poi condividere qualcosa della mia ricchezza."
Ora, noi sappiamo che la Bibbia non parla di vendite piramidali di saponette, accompagnate da jingle pubblicitari, ma di pecore e uliveti. Il mondo di Isaia somigliava certamente di più ai territori occupati della Palestina che a Chicago (o a Tel Aviv, se è per questo); comunque, come diceva William Blake
Both you and I read the Bible day and night,
but where you read black I read white.
("Sia tu che io leggiamo la Bibbia giorno e notte / ma dove tu leggi nero io leggo bianco")
Anche l'altro socio fondatore di Amway, Jay Van Andel, finanzia numerose istituzioni fondamentaliste, tra cui il Van Andel Creation Research Center, un laboratorio per "ricercatori" convinti che il mondo sia stato creato in sei giorni, come racconta la Bibbia.
Dio in persona (la democrazia americana è anche questo) ha spiegato a Birdie Yager - la moglie di Dexter - il senso dell'impresa: i dialoghi tra la combattiva venditrice e il Padreterno furono distribuiti sotto forma di stampato a una riunione dei venditori "smeraldo" nel 1994. Birdie chiede al suo illustre (e trinitario) amico,
"buon giorno, Padre, Figlio e Spirito Santo, mi dai qualcosa di speciale per questa gente stamattina, Padre?"
Dio risponde:
"Ho creato l'azienda Amway come uno strumento per raggiungere quelli che si erano persi [..] Ho messo la mia unzione perché siate leader nell'impresa Amway. Voglio che i miei figli prosperino, ma dovranno lottare […]. Udite la voce del Signore. Faccio di te un vincitore nella vita […]Io vi guiderò come ho guidato i figli d'Israele.[..] Questa azienda è una specie di rifugio per voi, i miei figli. L'ho voluta perché voglio che impariate di più a proposito di ME dai miei leader, che sono i vostri servitori".
Il sito dei coniugi Dexter riassume tutto nel suo titolo: "The Power of a Dream: Faith Fun Family Finance and Freedom" - "La potenza di un sogno. Fede, divertimento, famiglia, finanza e libertà".




Cartello stradale in Florida: "Dobbiamo parlare" - firmato, Dio

Amway e Scientology
In Amway, il sogno economico cammina mano nella mano con l'evangelismo; una forma, per quanto particolare, del cristianesimo, cioè di un filone religioso con duemila anni alle spalle.
Ma esiste un altro organismo molto simile ad Amway, anche se meno potente, che ha gettato a mare proprio questa legittimazione, e che ha trasformato il capitalismo stesso in religione.
Si tratta di Scientology. Sociologi di ventura come Massimo Introvigne o James Gordon Melton sono accorsi, talvolta dietro pagamento, a dimostrare che Scientology è una religione - e quindi deve essere esente da ogni forma di tassazione, pur avendo precisi tariffari per tutti i propri "servizi" - perché in qualche elemento del tutto secondario somiglierebbe al buddismo o a chissà quale altra religione.
In realtà, nella sua essenza, l'ideologia di Scientology si può riassumere in un concetto che è lo stesso del capitalismo: esiste la spinta a sopravvivere, per cui gli esseri viventi cercano tutte le forme possibili di successo, dalla cattura di prede commestibili fino al raggiungimento dell'immortalità. E si può ottenere entrambi, basta volerlo.
Scientology, nonostante il nome, non ha nulla di scientifico, nel senso di quell'antica arte occidentale che permette di arrivare alla verità tramite il dialogo, l'autocorrezione e l'ammissione dei propri errori. La dimostrazione della verità di Scientology, come quella di Amway o della fede evangelica, è di natura testimoniale: "io mi sento meglio", o almeno vedo qualcuno al di sopra di me che dice di essere stato una nullità come me, ma dichiara oggi di "sentirsi meglio".
Ma Scientology ha estratto dalle scienze l'elemento che più colpisce l'attenzione: la statistica.
Il successo di ogni scientologo viene misurato dalle sue stat (si potrebbero scrivere pagine sulla cultura delle abbreviazioni), cioè dal bilancio tra entrate e uscite in termini di corsi superati, di nuove reclute e del denaro che è riuscito a fare entrare nell'organizzazione. Ogni avanzamento o perdita di grado nella gerarchia dipende da queste statistiche.
Mi ricordo anni fa di aver cercato di dare un appuntamento a un militante di Scientology per un giovedì pomeriggio. Si scusò di non poter venire - "per noi il giovedì è una festa religiosa, un po' come la domenica per i cristiani". In realtà, in ogni sede e gruppo di facciata di Scientology, il giovedì pomeriggio alle 2 è il momento in cui ognuno presenta le sue stat. Il motivo lo spiega con disarmante chiarezza Ron Hubbard, il fondatore di Scientology, in una sua direttiva: ci si riunisce il giovedì a quell'ora perché così si possono sistemare tutti i conti in tempo per andare in banca il venerdì mattina con i soldi.
Il capitalismo svela il proprio volto in maniera assolutamente spudorata: si può comprare tutto, eternità e poteri paranormali compresi. Chi non vi riesce rientra nella categoria tradizionale americana del fallitothe failure. "Se non ti piace quello che guadagni, guardati allo specchio".


David Miscavige, attuale capo di Scientology


Sia in Amway che in Scientology, come d'altronde in qualunque lotteria, la maggioranza - nella realtà - perde sempre. E ogni singolo individuo di quella maggioranza vive in isolamento la propria colpa. Si tratta di un meccanismo totalizzante, che attraversa tutte le forme della società americana. Lo troviamo nella forma che la psicanalisi di massa ha assunto negli Stati Uniti: non uno strumento per conoscere se stessi, ma formule per vincere i propri complessi.
Lo troviamo nella New Age, parodia dell'esoterismo, che spiega il fallimento di ognuno con il karma delle sue azioni passate, o perché non ha voluto cercare "la risposta che è in te". Lo troviamo nell'americanissima religione della Christian Science, la cui profetessa insegnava che persino le malattie sono colpe.
L'impresa dell'immaginario
Il sogno della libertà si regge su due cardini: una società in cui l'indebitamento complessivo, anche privato, supera l'intero prodotto lordo; e l'assenza di ogni garanzia per salvarsi dalla catastrofe dell'indebitamento. Migliaia di predicatori evangelici (ma anche di rabbini) vengono licenziati ogni anno dalle loro congregazioni, perché non sono riusciti a soddisfarle; si salvano quindi solo i geni della manipolazione, i venditori di successo nella democrazia del mercato spirituale. Anche in Amway o in Scientology, non bastano l'anzianità o le posizioni acquisite per sopravvivere: occorre essere produttivi in ogni momento.
Alla rigidità del feudalesimo, si sostituisce quindi il flessibile totalitarismo del capitalismo: il denaro diventa unico arbitro in ogni istante della vita, salva o condanna. Ecco il trionfo delle imprese dell'immaginario. Infatti, sia Amway che Scientology sono imprese. Scientology in particolare è una complicatissima rete di imprese e fondazioni, un vasto sistema di franchising in cui una schiera di avvocati davvero geniali riesce a far sì che il controllo rimanga sempre di una cerchia ristrettissima di individui. Gira anzi la voce, non si sa quanto fondata, che Scientology sia oggi in mano ai suoi stessi avvocati e commercialisti, che avrebbero strappato il controllo di questa gigantesca macchina ai suoi fondatori.
"Amway is much like Scientology, but with soap", "Amway somiglia molto a Scientology, ma con in più il sapone", scherza qualcuno: mentre Amway ha ancora la necessità di rappresentare il suo impero attraverso un qualche oggetto fisico, come le saponette, Scientology riesce a fare lo stesso senza che nemmeno passino di mano le saponette.
Molti distributori di Amway sono Scientologist (anche in Italia), e qualche Scientologist ha anche cercato di unificare le due tecniche di vendita.
Libera impresa, il mondo libero, Enduring Freedom… Al culto della libertà si accompagna sempre la pratica del totalitarismo. Non statale, ma aziendale. All'interno dell'azienda, i diritti non devono esistere. L'adepto deve vendere la propria anima all'organizzazione in cambio di un sogno: i militanti della Sea Org di Scientology firmano un contratto in cui giurano di obbedire all'organizzazione per un miliardo di anni (l'organizzazione crede infatti alla reincarnazione). Ogni ribellione diventa quindi una ribellione contro la propria autorealizzazione.
All'esterno, nessuno osi toccare la libertà dell'azienda. In questo, Scientology si è posta davanti a tutte le altre aziende, essendo riuscita a ottenere negli Stati Uniti addirittura l'esenzione fiscale per le sue imprese. Non a caso, il responsabile per le questioni fiscali di Amway è l'ex-vicesegretario del Tesoro degli Stati Uniti, Roger Mentz. La libertà significa anche il divieto di ogni forma di critica dell'azienda. Una schiera di avvocati veglia per chiudere con qualunque pretesto i siti internet che osano rivelare gli aspetti discutibili di Amway o di Scientology.
È sempre Dexter Yager (citato in Merchants of Deception, fonte originale Dex Tuesday Evening Part II., Audiotape Stock No. GDL 96-40) a svelarci lo spirito dell'azienda totalitaria (non incolpate il traduttore, la sintassi è altrettanto confusa nell'originale):
"Voi siete gli eletti di Dio. Voi siete gli eletti di Dio. Quando siete gli eletti di Dio, si applica a voi il Salmo 91. La gente morirà a sinistra, e morirà a destra, e voi potete schiacciare la testa del serpente sotto i vostri piedi, non lo fate apposta, semplicemente succede.Andate a leggere l'Antico Testamento. Vedrete come mi posso arrabbiare. Non ci vuole un grosso sforzo per me, per strappare i corpi e gettare i pezzi in giro. Volete che mi preoccupi solo perché vi hanno graffiato un dito? Che facciano uscire fuori tutto e poi taglierò loro la testa. Spezzerò il collo e poi butterò le teste sulla pila della vita. Voi appartenete a me, siatene sicuri".


Ovviamente con questa citazione non si intende dimostrare che il venditore medio di Amway sia un pericoloso tagliatore di teste; piuttosto, le frasi sono un indizio di quello che potremmo chiamare lo stile Hiroshima.

Amway e Scientology, per quanto abbiano molti elementi in comune, hanno però alcune profonde differenze. Scientology, vantandosi apertamente di mercificare la stessa anima, strappa via troppo dolorosamente la maschera del capitalismo. Adopera un gergo che è sicuramente nello stile americano, ma che rimuove l'immenso collante del Gesù americano.
Amway invece parla del guadagno, ma nel contesto del Gesù americano, cioè di un culto condiviso da quasi tutta la società.
Per questo, Amway avrà lascerà certamente un segno più profondo nella storia di Scientology.

Soldi e potere
Se Betsy DeVos si limita a fare da tesoriere dell'Acton Institute, suo suocero Richard DeVos Sr, il fondatore di Amway, è stato addirittura responsabile delle finanze di tutto il partito repubblicano; proprio come lo speculatore edilizio del Florida Mel Sembler, oggi ambasciatore-proconsole dell'Impero in Italia; mentre Ronald Reagan, George Bush padre, il suo vicepresidente Dan Quayle e importanti esponenti repubblicani come Jack Kemp e Oliver North (noto per la triangolazione di armi e di droga a sostegno del terrorismo di destra in Nicaragua) hanno tutti parlato ai convegni di Amway.
In questa foto, vediamo ad esempio George Bush padre con Dexter Yager e sua moglie Birdie, la signora che abbiamo già incontrato nel ruolo di contatto diretto tra il Padreterno e la ditta di Amway.




Tom DeLay, capogruppo del partito repubblicano alla Camera, che sostiene pubblicamente il "piano Elon" per la deportazione dei nativi palestinesi dalla loro terra, è un ex-venditore di prodotti Amway. Non meno di cinque deputati del Partito Repubblicano - Sue Myrick, Jon Christensen, Dick Chrysler, John Ensign e Richard Rombo - sono attualmente distributori di Amway.
Nel 1996, Clinton concesse notevoli esenzioni fiscali ad Amway, nell'ambito di uno scambio di favori con il partito repubblicano. Non a caso: Amway aveva fatto la più grande donazione singola mai ricevuta da un partito politico nella storia degli Stati Uniti - 2,5 milioni di dollari al partito repubblicano nel 1994.
Nel 1996, Amway aveva pagato i costi del convegno nazionale del partito repubblicano a San Diego (1,3 milioni di dollari); i coniugi DeVos e Amway donarono complessivamente un altro milione di dollari al partito nel 1997; nel 2000, Amway veniva subito dietro la Reynolds Tabacco come maggior contribuente al partito; e nel 2004, un progetto del partito fu finanziato da Richard DeVos e da Jay Van Andel con due milioni di dollari a testa (Newsweek, "The Secret Money War," September 20, 2004.)
Il futuro che ci attende
Ho fornito un lungo elenco di nomi e fatto molte digressioni. Non c'è bisogno di tenere tutti a mente: ho voluto piuttosto rendere qualcosa dell'atmosfera del dominio americanista. Quello che va tenuto presente è lo stretto legame che esiste tra Amway e tutte le forze dominanti negli Stati Uniti da una parte - economiche, politiche e religiose - e tra Amway e l'Acton Institute dall'altra; e tra l'Acton Institute e alcune delle forze più potenti attualmente all'interno del Vaticano.
Si resta profondamente colpiti da questo curioso tentativo da parte di una multinazionale delle saponette, e dei suoi fondatori evangelici fondamentalisti, di condizionare il futuro della Chiesa Cattolica. Jack Kemp, ex-giocatore di football, deputato repubblicano e oggi impegnato con Empower America, un'organizzazione dedicata a "diffondere il capitalismo democratico in tutto il mondo", spiega bene la potenza politica di Amway:
"Noi di Empower America siamo interessati a portare la democrazia e la libertà e il capitalismo imprenditoriale nel resto del mondo. Conosco un modo eccezionale per farlo. Se vogliamo buttare giù Castro ed eliminare il comunismo a Cuba… mandate loro qualche distributore di Amway… quello risolverà il problema!"
Jack Kemp, on Faith, Family, Freedom & The Future audiotape FED 94-7 copyright Internet Services Corporation cit. in Merchants of Deception
Jack Kemp, va ricordato, è anche il vicepresidente dell'International Democratic Union, l'organismo che collega i partiti di centrodestra di tutto il mondo, ed è membro della Heritage Foundation, forse il più potente di tutti i think tank.
Hiroshima sull'Italia
In questo periodo, sentiamo spesso parlare della minaccia islamica alla "identità cattolica" del nostro paese, persino da parte di atei conclamati come Giuliano Ferrara o il Prodotto Oriana Fallaci.
Ora, si può pensare qualunque cosa si voglia sull'Islam. Si può anche discutere di situazioni contingenti, di incomprensioni, di problemi associati - come in ogni migrazione - con la presenza di molti giovani maschi soli, che possono in certi casi diventare delinquenti, o magari già esserlo. Ma la "minaccia all'identità" non riguarda assolutamente problemi di questo tipo: l'identità (vera o presunta) cambia quando siamo noi a cambiare.
Quindi la domanda è - l'italiano medio sente una forte spinta a farsi musulmano?
Ragioniamo un momento. Stiamo parlando di meno di un milione di persone immigrate in Italia (questo ci lascia circa un 97% di non musulmani nel nostro paese). La stragrande maggioranza di queste persone è molto povera e non possiede né gli strumenti culturali per comunicare, nè i mezzi legali per farsi valere; la loro sopravvivenza dipende in larga misura dalla buona volontà dei loro datori di lavoro o dal capriccio di un impiegato della Questura. Questa gente cerca di sopravvivere come può, e ogni giorno subisce l'intensa pressione dei media, della scuola, dell'ambiente in cui vive - e magari anche della polizia - perché conformi alla civiltà che si autodefinisce superiore.
Ogni giorno, loro vedono in televisione i salotti-modelli dell'Occidente immaginario nella loro televisione.
Noi non vediamo mai i loro salotti, né veri né immaginari.
Mentre gli identitari guardano la pagliuzza islamica, chiudono fermamente gli occhi di fronte alla trave americanista.
Infatti, la cultura americanista penetra in tutti i pori della società. Domina i rapporti di lavoro, domina il cinema, domina la nostra stessa identificazione come "occidentali".
Eppure l'americanismo è alieno all'Italia almeno quanto l'Islam, e forse di più. Perché, per quanto si possa aver litigato in passato, tra contadini umbri, marinai siciliani, pirati genovesi, mercanti greci, preti copti, sultani ottomani, corsari tunisini, muratori iracheni, c'è un'antichissima intesa.
Venezia è una città sorta sul commercio e sul saccheggio, le cui calli raccontano storie terribili di ingiustizia e violenza. Eppure costituisce, realmente, un ponte tra Oriente e Occidente, un simbolo di due mondi inscindibilmente legati.
Ma esiste anche un'altra Venezia, fisicamente più simile a Venezia di qualsiasi altra città nel mondo, che ne rappresenta la grottesca caricatura e l'assassinio della sua anima.
La Venezia di Las Vegas - Venetian Resort Hotel Casino - insieme albergo, casinò e sala congressi per grosse aziende, è la creatura di un certo Sheldon G. Adelson. Figlio di un tassista di Boston, divenne poi broker e imprenditore turistico. Vide Venezia brevemente durante il viaggio di nozze, e decise subito di costruirne una replica a Las Vegas (dal costo, ci tiene lui stesso a far sapere, di 1,5 milardi di dollari).




Sheldon Adelson in gondola nell'arido cuore del Nevada
Questo imprenditore delle scommesse è oggi nella lista dei 400 uomini più ricchi del mondo, stilata da Forbes, ed è anchevicepresidente della Republican Jewish Coalition, organismo di sostegno al partito di Bush che dichiara di avere come propria priorità gli interessi di Israele. Il partito che assilla il paese con i sani valori della famiglia non esita evidentemente a prendere i soldi dal dissoluto mondo del gioco d'azzardo e delle soubrette...





La Venezia notturna del signor Adelson. Significativamente, il casinò è più alto del finto campanile
Theodor Adorno e Max Horkheimer, profughi europei in terra statunitense, hanno colto immediatamente il senso del sistema in cui erano entrati:
"è dato avvertire da sempre nell'amusement, il tono della manipolazione commerciale, il sales talk, la voce dell'imbonitore nella sua baracca da fiera. Ma l'affinità originaria del mondo degli affari e di quello dell'amusement si rivela nel significato proprio di quest'ultimo: che non è altro che l'apologia della società. Divertirsi significa essere d'accordo.[…] Alla base del divertimento c'è un sentimento di impotenza. Esso è, effettivamente, una fuga, ma non già, come pretende di essere, una fuga dalla cattiva realtà, ma dall'ultima velleità di resistenza che essa può avere ancora lasciato sopravvivere negli individui"
Theodor Adorno, Max Horkheimer, Dialettica dell'illuminismo, Einaudit, 1997, p. 154)


Don Giussani messianizza l'America
Per capire il senso teologico della collaborazione tra Amway e l'Acton Institute, dobbiamo fare ritorno a una nostra vecchia conoscenza: il teologo cattolico, Richard John Neuhaus, consigliere di Bush e apologeta delle guerre imperiali.
È Neuhaus che ci rivela una straordinaria innovazione teologica, che vede passare la fiaccola di Dio da Gerusalemme a Roma e poi negli Stati Uniti, paese "scelto dalla Provvidenza", per un messianico "futuro infinitamente aperto al miglioramento umano".



Questa innovazione ricorda un po' la curiosa tesi dei Mormoni secondo cui Gesù sarebbe emigrato in America. Comunque non è opera di Neuhaus, che pure avrebbe almeno avuto la scusante di essere nato negli Stati Uniti. È opera di don Luigi Giussani, il padre fondatore di Comunione e Liberazione, la potente organizzazione che controlla non meno di 15.000 aziende solo in Italia.

Neuhaus ce lo racconta sulla sua rivista, The Public Square, gennaio 2004; l'articolo viene tradotto, non a caso, su Il Foglio, il fondamentale punto di contatto tra la destra cristianista e il radicalismo occidentalista, sotto il titolo "Il teocon Neuhaus scopre Cl, la sorpresa dei cattolici non antiamericani". Vale la pena di citare tutto il brano.
Neuhaus racconta di essersi trovato a cena con monsignor Lorenzo Albacete e alcuni giovani ciellini.
"Monsignor Albacete, originario di Portorico e cappellano nazionale del movimento [di Comunione e Liberazione], è un prete eccezionale, cui spetta di diritto l'appellativo di 'pittoresco'. Pingue fino al punto di meritarsi la qualifica di falstaffiano, porta con disinvoltura il suo immenso bagaglio teologico, e dovunque vada crea un convivio di esplorazione spirituale che i giovani trovano irresistibile […].




Monsignor Albacete

Comunque, mettendo da parte Monsignor Albacete (operazione tutt'altro che facile), la conversazione si èincentrata sull'opinione che don Giussani ha dell'America, scelta dalla Provvidenza per un'epoca come la nostra. La predominanza mondiale e la vitalità cristiana si combinano per fare dell'America l'erede dell'Europa,così come l'Europa è stata un tempo l'erede di Gerusalemme e Atene.
Questa visione non è completamente dissimile da quella proposta nello schema dello storico Christopher Dawson delle 'epoche della Chiesa'. Così come non si differenzia dall'opinione di molti protestanti evangelici, che sostengono che l'America è il punto di partenza per rilanciare l'evangelizzazione del mondo, se non per il fatto che don Giussani e Cl sono cattolici fino al midollo.
Un recente numero del mensile di Cl, 'Tracce', tratta, con atteggiamento tollerante, il sogno utopico del filosofo Richard Rorty, ispirato dallo sfrenato ottimismo di Dewey e Whitman, di un futuro infinitamente aperto al miglioramento umano. L'autore sostiene che Rorty presenta dei tratti squisitamente americani, ma il suo sogno viene affermato a scapito della 'negazione della realtà in quanto tale'.
La realtà rappresenta un limite, ma nell'incarnazione del Divino in tutto ciò che è limitato, la realtà si apre anche all'infinito. 'La realtà risponde'. Questa tematica dell'aspirazione umana e della risposta divina è alla base della spiritualità distintiva di Cl. È un movimento che si addice oggi ai 'ricercatori' religiosi, ma quei ricercatori che vogliono trovare.
Monsignor Albacete descrive Cl come "l'Opus Dei dei cattivi cattolici". Ogni estate, a Rimini, nell'Italia settentrionale sulle rive del Mar Adriatico, centinaia di migliaia di giovani vengono radunati da Cl in una sfrenata baldoria di 'cerca e trova'.
Il movimento viene sostenuto fortemente da Giovanni Paolo II, e ho la vaga impressione che gli americani abbiano appena cominciato a sentir parlare di una forza di rinnovamento che, non a caso, alberga la promessa di rinnovare anche il nostro senso di responsabilità, decretato provvidenzialmente, di popolo americano".
Il sorriso di Paul Tibbets
Il termine "identità" mi lascia molto perplesso. Non è vero che non esistono le identità, o che siano un volgare trucco deipadroni o dei preti per ingannarci. Solo che penso che siano unicamente i grandi romanzieri, come ad esempio Orhan Pamuk, a poterne dire qualcosa. I politici che cercano di farlo generano mostri, quando non sono mostri loro stessi: basta pensare aMario Borghezio e ci capiamo subito.
Però esiste davvero qualcosa che minaccia di annientare la nostra stessa identità umana. Si tratta proprio del flusso puro e quantitativo del capitale, dove "tutto ha valore solo nella misura in cui si può scambiare, e non in quanto è qualcosa in se stesso", dove "il paesaggio si riduce a fungere da sfondo di cartelli e insegne". Ho citato Adorno, ma avrei potuto citare innumerevoli altre autori che colgono il sottile orrore dei nostri tempi, da punti di vista molto diversi.
Ma siccome mi ispiro a ciò che sto leggendo, è sempre Adorno, o Adorno e Horkheimer, a descriverci, nella Dialettica dell'illuminismo, la demoniaca caricatura della democrazia che ci offre l'americanismo. Che non ci offre liberi e vivi esseri umani, nella loro straordinaria varietà, ma il tipo medio, the average guy:
"L'apoteosi del tipo medio rientra nel culto di ciò che è a buon mercato. Gli attori cinematografici meglio pagati sembrano immagini pubblicitarie di ignoti articoli di marca. Non per nulla sono scelti dalla réclame, dalla bellezza d'uso". Dialettica dell'illuminismo, p. 168




Ronald Reagan, presidente attore


Viviamo la contemporaneità senza profondità e senza storia dello spettacolo, la violenza pura del più forte, la malefica nozione secondo cui Dio benedice i dominatori e vuole lo sterminio dei dominati.

Tutto questo non è colpa di chi nasce negli Stati Uniti (come una parte dei miei antenati); non è colpa del suolo o della natura dell'America, perché le radici si trovano nella storia affascinante ma anche criminale dell'Europa, o se preferiamo nella nostra natura caduta, o nella natura di un ciclo storico; ma tutto questo si riassume come mai prima nella storia nell'Impero americano.
Se dovessimo riassumere tutto in un'unica immagine, potremmo usare quella del pilota Paul Tibbets, mentre si accinge a bombardare Hiroshima, sul suo aereo, dedicato - con americana libertà - alla mamma, la signora Enola Gay. Nessun essere umano, né prima né dopo, ha mai ucciso con un solo gesto un numero più grande dei suoi simili. Senza altro motivo che dimostrare la propria feroce superiorità (certo, si può sempre trovare un Bertinotti pronto a dire che l'atomica lanciata ad agosto del 1945 doveva servire a fermare Hitler, morto tre mesi prima).



Paul Tibbets parte sull'Enola Gay



Paul Tibbets oggi ha un proprio sito web (non metto il link, ma non è difficile da trovare), dove potrete leggere come sia poi diventato direttore generale di una ditta di aerotaxi, è stato insignito di ben undici medaglie e viene onorato (in che maniera non viene precisato) nel National Aviation Hall of Fame. Sul sito, potete anche finanziare la vecchiaia del signor Tibbets, acquistando un modellino della bomba atomica, per 250 dollari, con l'autografo del protagonista, "spedizione e assicurazione comprese". Sempre a proposito di valori della famiglia, ricordiamo che la bomba si chiamava Little Boy. 



La bomba del signor Tibbets (l'autografo si trova sulla piastra a sinistra)


Non si tratta di un individuo mostruoso. Non c'è nulla di più diabolico in lui che in qualunque entusiasta venditore di un sistema piramidale, o se è per questo, in un giovane discotecaro.
Il sorriso di Paul Tibbets è un simbolo universale: si tratta dell'espressione ultima dell'amusement. È il sorriso di fronte allo spettacolo più esaltante di tutti i tempi, l'abbrustolimento di centomila esseri umani. Con un accenno perverso ai valori della famiglia, esattamente nell'istante in cui si sta per sterminare migliaia e migliaia di famiglie.





Famiglia irachena


Perché tutto torni, almeno simbolicamente, possiamo contrapporre a Paul Tibbets un uomo morto nel 767, proprio in Iraq:

"Fu Abu Hanifa, un eminente giurista di stirpe persiana, fondatore di un'accademia giuridica di Baghdad, che per primo proibì l'uccisione di donne, vecchi, bambini, malati, monaci e altri non combattenti. Egli condannò anche lo stupro e l'uccisione degli ostaggi." Sven Lindqvist, Sei morto: il secolo delle bombe, Ponte alle Grazie, 2001, p. 25.
Satana è stato abusato in mille modi, per suscitare angosce di fronte all'ignoto, per imporre discipline, per escludere la necessità di ragionare, o per condannare per sempre chi si ribellava all'ingiustizia.
Ma credo che possiamo definire il ghigno di Paul Tibbets davvero satanico, perché nel suo stupido sorriso si spegne l'ultima somiglianza tra l'intelletto umano e quello che i teologi attribuiscono al divino.
È questo il satanismo impenitente, perbenista, assolutamente sicuro di sé, che è il cuore dell'americanismo. Quello cheCostanzo Preve chiama il "bombardamento etico", un terribile ossimoro - una "menzogna evidente" - tra il linguaggio moralista, religioso, pubblicitario che giustifica tutto, e la natura assassina di ciò che gli assassini fanno.
Quando il bombardamento etico diventa teologia, abbiamo la bestemmia ultima. Abbiamo l'Acton Institute e i cristianisti e/oteocon. Abbiamo la teologia di sangue e soldi di don Gianni Baget Bozzo. Abbiamo il cardinale Camillo Ruini che benedice la guerra planetaria.
Ma mentre Satana, con le sue dita caprine e i suoi strani gusti in materia di fuoco, è qualcosa di decisamente alieno, altro, la malvagità perbenista ci fa pensare a un'altra figura archetipica, quella dell'Anticristo; e di riflesso, ai tempi apocalittici in cui le varie narrazioni - cristiana, islamica, ebraica, ma anche induista - ne collocano l'avvento.
Sono temi che interessano poco l'Italia, dove la religione è associata al placido dominio della Madre Chiesa e dove invece i grandi drammi storici vengono sempre letti in chiave di ideologie politiche molto laiche. Tanto che molti, anche cattolici, confondono Satana, l'angelo decaduto che in ogni era combatte contro Dio, e l'Anticristo, che è invece un uomo in carne ed ossa, che imiterà per molti versi lo stesso Cristo, giungendo a dominare l'intero mondo alla fine dei tempi, prima di venire sconfitto dal vero Cristo.
Ma nel mondo evangelico, in quello islamico e in gran parte di quello ebraico, i nostri tempi vengono letti spesso proprio in questa chiave. Un po' perché è da oltre venti secoli che taluni vanno assiduamente a caccia dei segni della fine dei tempi; e un po' perché i nostri tempi sono davvero particolari.




Nikolaj Roerich, "Il libro della colomba"


Non è difficile capirne il motivo: il dramma, ai tempi dei mass media, entra in ogni casa, ci presenta immagini sconvolgenti apparentemente prive di causa; la guerra imperiale viene descritta - per quanto abusivamente - come uno "scontro di religioni"; e si focalizza sul luogo simbolico dove i testi delle tre religioni prevedono che si svolgerà il dramma finale, cioè Gerusalemme e la Terra Santa. Infine, è oggi davvero diventato possibile dominare l'intero mondo.
Qualche eco confusa arriva anche da noi. Un certo Gaetano Saya, che si autodefinisce massone ed ex-agente di "Stay Behind" nell'ambito della NATO ("in sonno" comunque su entrambi i fronti), nonché "capo assoluto" di un partito dal nome Destra Nazionale (il simbolo è copiato da quello della CIA), inneggia a Oriana Fallaci e proclama:
Dio benedica George W. Bush
Dio benedica gli Stati Uniti d'America
Il male sceso tra noi trova in uomini come George Bush in America,
in uomini come Gaetano Saya in Italia, un baluardo inespugnabile.
Uomini timorati di Dio, uomini duri e puri che illuminati
per volontà Divina, sono scesi nella valle oscura della morte
per difendere la Fede Giudeo Cristiana e l'Occidente.
Il bene che questi uomini rappresentano sconfiggerà l'Anticristo.
Dio è con loro
Il male verrà ricacciato dagli inferi da cui è uscito.
Simbolo e volto di Gaetano Saya, uomo duro e puro


Il signor Saya, benché sia Capo Assoluto (e anche Presidente Onorario dell'Unione Nazionale Forze di Polizia), ci perdonerà se segnaliamo che commette due errori, di cui uno lieve e l'altro grave.Quello lieve - è certamente ingiusto metterlo sullo stesso piano di George W. Bush: siamo infatti certi che Gaetano Saya non sia responsabile di centomila omicidi in Iraq (come ha calcolato un recente studio del Lancet).
L'errore grave invece riguarda l'uso del termine Anticristo.
Infatti, l'Anticristo non è affatto l'Altro. Non ha nulla a che vedere con le angosce dell'Occidente, con il feroce Saladino, con il comunista che non vuole il crocifissomangiapreti, con l'inquietante omosessuale.
No, l'Anticristo, ci dicono tutti i testi, non è colui che ci fa paura, ma è proprio il seduttore, quello che ci conforta nelle nostre certezze acquisite, ci rassicura nella nostra mediocrità. L'Anticristo siamo noi allo specchio, la parodia di quello che noi stessi avremmo voluto essere. Solo la combinazione tra spirito di ribellione ed estrema sensibilità ci permette di riconoscere il marchio del demonio.
L'esoterista francese René Guénon ne diede un esempio, sottolineando come in arabo, i termini che indicano il Messia - al-Masîh - e l'Anticristo - al-Masîkh (più precisamente colui che guasta, distorce, falsifica) - si distinguano nella scrittura araba letteralmente solo per un puntino:
Il Messia - المسيح
L'Anticristo - المسيخ
In questo c'è una meravigliosa saggezza, che può benissimo essere letta laicamente.
Non è certo necessario conoscere la scrittura araba per cogliere quel puntino di differenza. L'elemento che ci svela il volto dell'inganno sarà proprio la natura di imitazione, di falsificazione, che ci richedono di infantilizzarci di fronte a parole che ci rassicurano, mentre veniamo coinvolti in un unico, atroce delitto.
Ovviamente questo Anticristo - se così lo vogliamo chiamare - è un intero, immenso sistema, non è certo un individuo; eppure sembra di intravederne qualcosa negli urlati richiami che sentiamo in ogni momento all'acquisto, alla difesa dell'Occidente, nella fantasia di una perfetta felicità acquistabile per sempre da Amway o da Scientology, nella legittimazione del massacro.
Ma siamo anche di fronte al primo caso di dominio mondiale della storia umana, ed è inevitabile che qualcuno si ricordi i brani dell'Apocalisse che paventano proprio questo. Un dominio che si regge sui pilastri del Total Information Awareness dello spionaggio e del Full Spectrum Dominance dei militari: un affascinante richiamo all'onniscienza e all'onnipotenza dei teologi.
Eppure, per cogliere la portata della falsificazione, basterebbe pensare per un istante a qualcosa di vero. Se vogliamo restare in ambito religioso, al crepaccio alla Verna in cui San Francesco dormiva tra il frusciare delle foglie; oppure al suono del sistro nelle messe copte.
E poi pensare, per contrasto, a chi oggi si permette di parlarci di noi, di Dio, d'Occidente: il conquistatore; l'eletto - per ritornare all'immagine del dio d'Amway; il signore nelle cui mani i missili diventano denaro e gli uomini diventano cadaveri.
Colui che si è disegnato un dio che lo giustifica e che stermina i suoi nemici. Il volto dal sorriso fissato nell'immagine di una finzione costruita ad arte da innumerevoli e servizievoli tecnici del dominio e signori dei media. Illuso di possedere un'eterna giovinezza, con il diritto di vita e di morte su un mondo che è sua private property

 

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