Sono ateo.
Forse sono ateo.
Forse sono ateo per invidia.
“Perché?”, mi verrà chiesto.
Qualcuno in grado di poter decidere,
deliberatamente, del sistema
universo,
che sia in possesso di un potere così
grande,
lo odio talmente tanto,
e quest'odio cresce e cresce,
fino a diventare negazione.
E la negazione dell'altro,
come rappresentante di un culto qualsiasi,
diviene ateismo.
Nessuno può avere un tale potere.
Se solo esistesse un entità superiore in
grado di decidere sulle sorti di galassie intere,
avrebbe da centinaia di anni posato l'occhio su questo
pianeta,
abitato oggi da 7 miliardi di tumori,
che nascono, crescono, si espandono, si
moltiplicano
creando metastasi in ogni luogo.
Consumano, distruggono, macinano tutto,
bruciano, fagocitano.
Ogni gruppo ha il proprio dio,
la propria cultura,
le proprie usanze.
Ma non cambia proprio nulla,
perché il loro comportamento è
identico.
Lo scopo della loro vita è il
medesimo,
infettare e danneggiare l'ecosistema.
La specie umana altro non è che un
immenso,
putrescente,
vergognoso,
paradosso evoluzionistico.
Si è sviluppato per diventare un
macrosistema di morte,
perché è unicamente questo lo scopo
della sua vita,
distruggere il più possibile prima di
disciogliersi,
e ricominciare.
Se l'intelligenza si misurasse sul
volume encefalico,
la formica sarebbe insulsa.
E invece la formica supera di gran
lunga l'uomo.
Vorrei con tutte le mie forze credere
in un dio,
perché la sua esistenza metterebbe
automaticamente fine
a quella del cancro umano, che a sua
volta si ritiene dio.
Non c'è posto per due presunti dei al
mondo.
Giunti a questo finale, viene da
chiedersi
se si possa accettare l'esistenza di un
organismo,
che uscendo dal ventre della propria
madre,
incomincia un percorso di morte,
e in questo percorso espande il proprio
seme terribile ovunque gli capiti.
Come si chiama uno che non crede
nell'esistenza dell'uomo?
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